Eccoci qua, siamo tornati dalla Grande Mela e siamo tornati “vincitori”. Si esatto, siamo ‘’finishers’’, perché a New York non ti chiedono che tempo hai fatto (per fortuna, dice Paolo), ma si congratulano perché sei riuscito a portare a termine un’avventura lunga 42 km e spiccioli.
E’ il pubblico così entusiastico ed appassionato che fa la differenza con le altre maratone; migliaia di persone disposte su tutto il percorso che ti incitano, ti offrono cibo, urlano i nomi che leggono scritti sulle magliette e si sporgono verso di te con la mano per il famoso “give me five!”, “good job!”, “you did it!”
Se poi lo solleciti, allora il tifo diventa da stadio, alzano i cartelli con le scritte più buffe e ti acclamano come una rock star! La musica è ovunque, band di ogni genere che suonano senza sosta, cori gospel, ballerine di salsa nel Bronx, rappers in Harlem, insomma, sembra di essere in un musical.
Mantenere la concentrazione è difficile, abbassare il tuo personale è complicato, ma del resto siamo qui per divertirci, per goderci questa festa… what else? (su queste considerazioni ci siamo anche fermati a farci due foto sul ponte Pulaski…)
Ci siamo svegliati presto, alle quattro del mattino, abbiamo raggiunto la fortezza militare adiacente all’imponente ponte da Verrazzano, lì abbiamo bivaccato su di un prato gelato e bagnato (ma chi ce l’ha fatto fare) il vento soffiava forte e congelava tutto e dopo esserci surgelati ci hanno permesso di partire, colpo di cannone, inno americano , Liza Minelli con New York New York evvai…….tutti rigorosamente vestiti con cappelli e piumini, come qualcuno ha detto sembravamo pronti per la scalata dello Stelvio e invece due giri e vai il ponte di fronte a noi. L’attraversamento non è stato facile, si faceva tanta fatica a correre rimanendo dritti.
Il tracciato, come detto al meeting, presenta tanti ponti da scalare, tante curve, le avenue sono in leggera salita , ma sono lunghe e alla fine, quando le gambe protestano, ci sono le salitelle di Central Park.
I volontari sono stati più di 10.000; ad ogni miglio erano lì pronti a coccolarti, a incitarti a ripartire, all’arrivo sempre i volontari erano pronti a coprirti, a metterti la medaglia al collo, a congratularsi con te come se tu fossi stato il primo arrivato; per tutti democraticamente lo stesso trattamento…..l’altra faccia dell’America.
Quest’anno sono stati consegnati 69704 pettorali, un’enormità, un fiume di persone che hanno letteralmente riempito Manhattan, runners di tutte le nazionalità, davvero la festa mondiale del podismo.
Entrare sulla first Avenue e correre in mezzo ai grattacieli che ti guardano dall’alto è a dir poco emozionante; già l’emozione….quella è davvero difficile da gestire perché tante sono le occasioni per commuoversi.
Dal bambino che tende la manina oltre le sbarre per dare il cinque al runner sulla carrozzina e lui che si sofferma soddisfatto, al saxofonista in Central Park che suona Rocky a poche miglia dal traguardo..e così via. E poi è stato bello e sorprendente il numero di conoscenti ed amici che ci hanno scritto, messaggiato….questa maratona suscita un coinvolgimento e una curiosità decisamente più forte di tutte le altre…..sembra “mission impossible”!!
Anche il giorno dopo è “festa”, è bello vedere tanta gente girare con la medaglia al collo come bambini e i newyorkesi ti fermano ancora e continuano a complimentarsi, mentre in tantissimi in Central Park si fanno incidere il tempo impiegato sulla meritata medaglia.
Concludendo è stata un’esperienza che consigliamo a tutti di vivere, ringraziamo il nostro super-coach Steo che ci ha fatto conoscere la corsa e tutti voi del gruppo……infine di quella maratona che sognavamo all’inizio del nostro percorso, come promesso, a lui è dedicato il 22esimo miglio…..!!!!
Alla prossima.
Ok, ok.. but you won the shoulder or not?
grazie per la dedica del 22° miglio o 36 km, uno dei passaggi più difficili e belli della maratona.
Stefano
con la vs. descrizione mi avete fatto rivivere questa magnifica esperineza. Complimenti per la prestazione.
Grazia