“Ultramaratona del Lamone, 48km…come iniziare al meglio il 2014 :)” by Lucy

L’Ultramaratona del Lamone a Traversara (RA) due anni fa è stato il mio ingresso nel mondo delle ultramaratone. Ogni anno è un giorno di festa, un ritrovo tra folli affamati di lunghe distanze, che iniziano l’anno delle ultra in quel di Traversara, per correre insieme sulle sponde del fiume Lamone. Quest’anno eravamo in tanti, 201 iscritti, in un giorno di festa e amicizia, tutti lì per la prima gara del circuito Iuta, la prima ultra dell’anno, come mancare?
Fino al venerdi mi sentivo spensierata, serena, tranquilla, per poi prendere in un istante consapevolezza che sarebbero stati 48 i km da correre, non pochi, non facili, sulle sponde di un fiume e quindi sterrato. Ed ecco che l’ansia pre-gara (seppure non mi senta mai un’atleta agonista) si è fatta sentire, con lo stomaco sotto sopra e la mia scrupolosa e rituale preparazione della borsa. Tutto pronto da due giorni, tutto minuziosamente sistemato, pensato, ricontrollato almeno 2 volte, perchè so come sono fatta, insicura nella vita, ma precisina e scrupolosa nello sport. E precisa lo sono diventata in questi due anni di ultra e trail, sbagliando più volte, imparando dai miei errori.
Appena arrivati in Romagna di prima mattina, ti rendi conto e ti ricordi che il 90% per cento delle volte non vedrai un raggio di sole a gennaio e sarà così per tutte le ore in cui correrai ed allora ti viene spontaneo autoconvincerti che è tutta questione di testa…che la solarità la tiri fuori da dentro e costruisci passo dopo passo la tua di corsa. E così è stato! Solare lo sono sempre quando corro, è la mia caratteristica, è ciò che chi mi conosce si ricorda di me…sorriso, ilarità, serenità. E’ questo che provo quando corro, serenità, passo dopo passo, ciò che mi fa andare oltre la stanchezza, oltre la distanza, e mi porta fino al traguardo. Serenità è ciò che vivo in questo periodo, come una manna dal cielo, che mi fa vedere tutto colorato, serenità e felicità, tutto inaspettato, ma che mi fa stare bene, mi ricarica in ogni momento e non sento la stanchezza.
Per la prima volta ieri mi sono trovata a far da “maestra” a chi ultramaratoneta voleva diventarlo. Per tutto il tempo mi sono sentita inadeguata, io che sono alle prime armi, io che ho tanto da imparare, ma ho trasmesso ciò che mi è stato insegnato e l’ho trasmesso col cuore come se parlassi a me stessa. L’allievo in questione è stato il signor Arturo, 67 anni e una quarantina di maratone nel suo palmares…o mio Dio, tante, troppe, rispetto a me che se sommo le mie poche medaglie a stento arrivo a poco più della metà. Ma non conta quanti km hai percorso, se ti viene chiesto come fai a correre una 48km e cosa senti, allora trasmetti le tue emozioni, i tuoi pensieri e speri che dall’altra parte ci sia qualcuno che davvero vuole ascoltare.
“Non ce la posso fare, sono troppi, al massimo sono arrivato a 42 di km, manca troppo, ancora 3…2 giri, al massimo cammino fino alla fine..” quante volte l’ho detto anch’io, prima di capire che non devi contare la distanza in un’ultra, che non devi chiederti quanto manca, se parti per fare tutti quei km, li vivi ma non li conti, ti metti l’anima in pace e vai…passo dopo passo. “Arturo non ci devi pensare, altrimenti lì è il ristoro, fermati e basta! non ti godi la tua corsa, stai facendo ciò che ti piace fare, rilassati e ascoltati…tutto qui!”. Mi ha chiesto se sentivo la stanchezza perchè mi vedeva rilassata, perchè fossi sicura che sarei arrivata, gli ho risposto che il ginocchio faceva male, ma non lo sentivo, che avevo dei motivi per arrivare, che ogni giro aveva la sua importanza…e che, si, sarei arrivata, ma non camminando, no…l’avremmo corsa tutta, dall’inizio alla fine, fermandoci solo ai ristori, perchè c’era ogni ben di Dio da spiluccare! così è stato!
Poche parole ma buone, finchè al 40 esimo km gli ho chiesto silenzio, perchè volevo ascoltare il mio corpo, volevo godermi la mia corsa i miei passi, le mie emozioni. Del sano egoismo? forse si o forse no, ma era ciò di cui avevo bisogno. Non ho guardato il garmin, ma i miei passi seguivano il mio respiro, non volevo mai alzare i battiti del cuore, mai arrivare oltre quella soglia che ti permette ancora di rilassarti, riordinare i pensieri, ma allo stesso tempo aumentare il passo fino alla fine. La fine? è arrivata troppo presto questa volta, perchè quando ho visto l’avvicinarsi del traguardo, ho ripensato a tante cose, come un fiume in piena di emozioni vissute, di situazioni, di… tutto è esploso in un sorriso liberatorio, col cuore pieno di gioia e soddisfazione! Arturo è diventato un ultramaratoneta, gli ho messo la mia medaglia al collo e mi ha detto “ci rivedremo!”. Lo spero…e di avergli trasmesso le mie emozioni!
Ringrazio Enrico Vedilei, sua moglie Luisa, Andrea Accorsi e la sua compagna Monica Barchetti per la riuscita di questa giornata meravigliosa, perfetta….ci rivediamo il prossimo anno, per il mio 3° anniversario da ultramaratoneta.

E un ringraziamento ai miei compagni di viaggio: Maurizio, Fedele, Paolo e Donatella




Lucy

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